Dio nel medioevo

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 Il medioevo inizia, seondo una convenzione fissata dagli storici, con la caduta dell’Impero Romano d’occidente che segna la fine della cosiddetta epoca classica, nell’anno 476.
Nel 476 Odoacre, capo di un esercito di mercenari al servizio dell’Impero romano d’occidente, depone l’imperatore Romolo Augusto e viene nominato rex gentium; è il primo re barbaro che regna su Roma.
In quegli anni la Santa sede è retta da papa Simplicio, il papa che combattè aspramente contro la teoria monofisita di Euriche
Nel 448, Eutiche scese in campo nella disputa teologica con Nestorio, che affermava la presenza di due persone distinte (l'una divina e l'altra umana) in Cristo. Eutiche, invece, affermò che, prima dell'incarnazione, c'erano due nature, ma dopo ce ne fu una sola, quella divina, derivata dall'unione delle due nature stesse.
La teoria monofisita era stata riconosciuta ortodossa dal concilio di Efeso del 448 ma fu definitivamente condannata dal concilio di Calcedonia del 451, convocato dall'imperatrice Pulcheria, cattolica ortodossa, ed Eutiche fu esiliato.
Ma queste dotte discussioni sulla natura del Cristo restano lontane dal popolo sempre più schiacciato dall’ignoranza e dalla povertà
Negli ultimi anni dell’impero romano d’occidente, le diverse incursioni dei barbari e la crisi di approvvigionamenti alimentari dall’Africa avevano causato una forte carestia, oltre un’epidemia di peste sorta tra gli Unni ,cui si aggiungevano le continue lotte anche fratricide tra i generali dell’esercito, l’influenza sempre minore dell’imperatore, la corruzione dilagante, i tradimenti e gli assassinii…
Tutto questo favorì l’influenza dei papi ed il potere religioso
Ma già con la svolta dell’imperatore Costantino, il “dio” dei cristiani aveva cominciata a diventare “politica” e ad allontanarsi dal popolo che invece restava legato al paganesimo e continuava a rifugiarsi in celebrazioni ludiche come i saturnali di antica tradizione classica e da cui deriva il carnevale o come i “Lupercalia” osteggiati verso la fine del V secolo da papa Gelasio I
I Lupercalia (o Lupercali) erano una festività pagana che si celebrava in onore del dio della fertilità Luperco protettore del bestiame e delle messi, poi sostituito dal dio Fauno.
I Lupercalia si celebravano il 15 febbraio in una grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle Palatino dove, secondo la leggenda, Romolo e Remo sarebbero cresciuti allattati da una lupa.
Secondo il rito celebrativo, nel giorno antecedente i Lupercalia, le donne ancora in cerca di marito scrivevano il loro nome su un biglietto che veniva messo in un grande contenitore; successivamente tali biglietti, estratti a sorte, venivano abbinati ai nomi dei maschi presenti così da formare delle coppie; queste coppie passavano insieme tutto il giorno della festività danzando e cantando; poteva succedere che alla fine dei festeggiamenti alcune di esse decidessero di sposarsi.
A questa tradizione papa Gelasio I volle contrapporre come festa dell'amore e delle persone che si amano la festa di San Valentino, istituita appunto nel 496.
Secondo alcuni i Lupercalia derivavano da una più antica la festa dedicata alla Dea Lupa le cui sacerdotesse indossavano pelli di lupa e ululavano alla luna nei riti. Queste sacerdotesse praticavano la prostituzione sacra e il loro tempio era il "lupanare" nome che poi indicò semplicemente il postribolo.
Il famoso allattamento di Romolo e Remo ad opera di una Lupa si riferisce all'intervento di una divinità.
Il rito riguardava un aspetto di Ecate Trivia , l'anziana Signora che compare nelle notti buie e senza Luna con un seguito di cani ululanti. A lei sono associati i fantasmi, le paure e la morte.
Ecate è la Dea dei crocicchi, ma l'aggettivo "Trivia" non è dato per questo ma perchè la suo vera forma era Triplice : giovane, madre ed anziana. Non a caso , secondo il mito, fu Lei a sentire le grida di Proserpina mentre veniva rapita da Ade e portata negli Inferi, e fu ancora Lei ad avvertire la madre Demetra dell'accaduto.
Poi Demetra trova l’accordo secondo il quale la figlia Proserpina resterà per sei mesi nel mondo dei morti e per sei mesi tra i vivi. Il mito è al centro dei misteri eleusini
In questo mito c'è la sintesi iniziatica: la Vergine che scende negli Inferi e torna Madre, per poi invecchiare e tornare negli Inferi per rinnovarsi.
Ecate è la Luna nera; il suo nome, derivato dalla parola èkaton che, in greco, vuol dire cento, si spiegava col fatto che, nei sacrifici che le anime dei morti privi di sepoltura dovevano errare, per cento anni, sulle rive dello Stige.
Ecate non è solo una Dea infernale, ma è la Dea che viaggia tra i tre mondi : quello degli Spiriti (il Regno di Ade), quello materiale ( il nostro) e quello degli Dei ( l'antico Olimpo, il cielo, la dimensione celeste). Il suo aspetto di anziana è quello con cui è maggiormente conosciuta perchè è anche il più completo: solo l'anziana conosce l'intero ciclo della vita e porta con se anche la saggezza della giovane e della madre. L'importanza di Ecate nella nostra terra è ricordata da Virgilio nel VI libro dell' Eneide, quando l'eroe Enea scende nell' Oltretomba accompagnato dalla Sibilla Cumana (l'episodio è ambientato nell'attuale Pozzuoli, sul Lago d'Averno) la quale ha ricevuto da Ecate stessa il potere di fare da tramite tra uomini e oltretomba
Ma cosa c’entra tutto questo con Dio nel medioevo?
Io sono convinto che con la svolta di Costantino Cristo, che era sceso sulla terra come Figlio di Dio, si allontana dal popolo più semplice che ora si rifugia nelle feste e nei riti pagani non più per fede ma per licenziosità ( applicando in modo gretto il motto “carpe diem”) per paura e per superstizione.
Naturalmente molti non sono d’accordo con questa affermazione dato che per la nostra cultura tradizionale e quotidiana l’imperatore Costantino e Licinio sono stati coloro che hanno permesso ai cristiani di “uscire” dalle catacombe…
Ma fu Costantino a favorire la ricchezza della Chiesa e a sfruttare l’unione dei cristiani e l’autorità dei vescovi per estendere la propria autorità imperiale; fu Costantino a dare autorità ai tribunali ecclesiastici, anticipando quella che sarà l’inquisizione, e ad abbandonare Roma nelle mani del Papa…
Così Cristo che si rea svelato ai contadini…
è diventato “strumento” di potere
IN HOC SIGNO VINCES
Nel 410 Agostino di Ippona, Sant’Agostino, inizia a scrivere il De Civitate Dei, la città di Dio dove regna l’amore e il bene contrapposta alla città degli uomini dove regna il male
La stesura durerà vent’anni. Ed accusa i pagani di superstizione; ma anche i cristiani, all’inizio, erano stati accusati dagli storici romani di superstizione
Tacito nel 64 d,C., considera il cristianesimo come exitiabilis superstitio
Ma la superstizione è un’arma usata per tenere a bada il popolo ed è un rifugio contro la disperazione
La superstizione può anche essere un gioco, come è un gioco il carnevale.
In quel periodo l’Italia è un campo di battaglia, teatro di continui saccheggi invasioni e devastazioni ad opera di varie orde di barbari. Naturalmente anche l’istruzione risente di questo declino.
Mentre i barbari invitavano le famiglie ad istruire i propri figli sull’uso delle armi invece che mandarli a scuola già dalla fine del secolo V o dall’inizio del VI avevano chiuso i battenti le ultime scuole municipali: per i figli degli aristocratici l’insegnamento elementare si svolgeva nell’ambito della famiglia, mentre, proprio dalla prima metà del secolo VI, si istituzionalizza e allarga decisamente il suo campo d’azione la scuola ecclesiastica
E’ l’età del monastero: Ora et labora, dove per lavoro si intende l’attività di scriba
La conoscenza e con essa Dio, si isola sempre più nel silenzio dei monasteri.
Ma la vita va avanti, anche se il clero si arrocca sempre più nei suoi privilegi.
Si sviluppano le città, i commerci ed anche i laici si mobilitano.
Verso la metà del 1100 compaiono due movimenti laici che vogliono recuperare la semplicità e la povertà evangelica contro la corruzione e la politica della Chiesa: il movimento dei Valdesi e gli Umiliati.
I Valdesi pendono nome da Valdesio o Valdo di Lione un ricco mercante di Lione che, animato dal desiderio di conoscere le Sacre Scritture, senza tuttavia conoscere il latino, si fece tradurre da due sacerdoti i Vangeli, e alcune parti della Bibbia, in volgare. Leggendo i Vangeli, Valdo fu colpito dal passaggio della famosa predica di Gesù al giovane ricco: «Va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi» (Matteo, 19, 21). Dopo una lunga meditazione, Valdesio decise, nel 1176, di abbandonare la moglie e di donare tutti i suoi averi, parte al monastero di Fontevrault, dove fece accogliere anche le sue due figlie minori, e parte in elemosina ai poveri, per perseguire la perfezione cristiana. Si circondò, quindi, di alcuni compagni, con i quali, fatto voto di povertà, iniziò la sua nuova vita di predicatore itinerante, esortando al distacco dai beni di questo mondo vestito solo con un umile saio.
Gli umiliati erano invece gruppi di laici, uomini e donne, in gran parte tessitori e lavoratori della lana, che vivevano spontaneamente in comunità organizzate, praticando la penitenza e la castità e prestando aiuto ai poveri. Il loro ideale era coniugare la vita laica e quella religiosa e affiancare il clero nelle mansioni di mediazione tra Dio e i fedeli. Uno dei propositi principali del movimento era proprio l’apostolato per la difesa della Chiesa e per il recupero di coloro che si sono allontanati dalla fede cattolica (in particolare catari ).
Ma naturalmente questa ingerenza non fu gradita alla chiesa che reagì,
Nel 1184 papa Lucio III promulga la Ad Abolendam… il decreto che istituzionalizza l’inquisizione e condanna come eretici anche gli Umiliati, al pari dei Catari e degli altri movimenti contro la Chiesa ufficiale.
Ad abolendam diversam haeresium pravitatem, quae in plerisque mundi partibus modernis coepit temporibus pullulare, vigore debet ecclesiasticus excitari…
L’inquisizione in seguito fu anche paura delle nuove scienze ed ignoranza, come accadde per Giordano Bruno ed in particolare per Galileo, ma all’inizio fu arroganza e malafede
Tanto è vero che Lucio III accomuna gli Umiliati ai Catari, che erano i loro nemici.
Si fa di tutta un’erba un fascio come nella cosiddetta crociata contro i catari, difesi da comuni cittadini, quando il messo papale disse:
- … uccideteli tutti, saprà Dio distinguere i giusti dagli ingiusti! –
La crociata contro i Catari fu indetta dal papa Innocenzo III, lo stesso che accolse San Francesco.
Siamo nel 1209, i Catari vennero annientati ma non il movimento contro la Chiesa. 






































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